Maltrattamenti verso la moglie

Si segnala una pronuncia della Corte di Cassazione che, con sentenza n. 48224/2016, ha affermato la sussistenza del reato di maltrattamenti in famiglia in presenza di atti di disprezzo ed offesa arrecati alla dignità del coniuge, tali da procurare sofferenze morali.

Nella fattispecie la moglie, arrivata dalla Tunisia per ricongiungersi al marito, si era trovata a vivere in condizione di totale isolamento, bisogno economico ed intimidazione.

I Giudici di merito hanno, infatti, delineato un quadro idoneo a dimostrare la volontà dell’imputato di imporre alla moglie, sin dal momento dell’arrivo in Italia, la situazione della sua stabile convivenza di fatto con un’altra donna dalla quale aveva già avuto un figlio; nonché la violenta reazione del medesimo alle proteste della moglie dinanzi alla scelta forzata tra la sopportazione della situazione in atto o il ritorno in patria per la condizione di abbandono economico.

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’uomo, evidenziando che il reato di maltrattamenti in famiglia è integrato dalla condotta dell’agente che sottopone la moglie ad “atti di vessazione reiterata tali da cagionarle sofferenza, prevaricazione e umiliazioni, in quanto costituenti fonti di uno stato di disagio continuo ed incompatibile con le normali condizioni di esistenza”.

Rilevano, dunque, non solo le percosse, le lesioni, le ingiurie, le minacce, le privazioni ed umiliazioni imposte alla vittima, ma anche gli atti di disprezzo e di offesa arrecati alla sua dignità, che comportino l’inflizione di vere e proprie sofferenze morali.

 

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